Gabriele (finale di stagione)
Non so quanto l’incontro con la ragazzina diciottenne che ero abbia cambiato le prospettive o le decisioni di vita del Gabriele fresco di congedo, a ventitré anni, ma di fatto fu così. Dopo qualche vicissitudine e ripensamento, abbandonò la scelta della professione di chef, che pure gli piaceva tanto, per un più stabile impiego nella stampa a rotocalco; perciò seguì la maestrina di prima nomina che prendeva servizio a Marchirolo e si trasferiva in pianta stabile da La Spezia a Lavena, cominciando una nuova vita sul lago. La sua passione per la pesca, per l’acqua in generale e per questa esperienza d’acqua dolce che gli riportava alla memoria reminiscenze passate, lo fece adattare senza problemi alla vita del borgo. Due amori della sua vita, o forse tre, si trovavano così riuniti in un solo ambiente: la navigazione, con il suo burchiello, che curava e coccolava come una fuoriserie, la pesca con la canna, soprattutto ai boccaloni, i magnifici persici-trota che abbondavano nei canne