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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Gabriele (finale di stagione)

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  Non so quanto l’incontro con la ragazzina diciottenne che ero abbia cambiato le prospettive o le decisioni di vita del Gabriele fresco di congedo, a ventitré anni, ma di fatto fu così. Dopo qualche vicissitudine e ripensamento, abbandonò la scelta della professione di chef, che pure gli piaceva tanto, per un più stabile impiego nella stampa a rotocalco; perciò seguì   la maestrina di prima nomina che prendeva servizio a Marchirolo e si trasferiva in pianta stabile da La Spezia   a Lavena, cominciando una nuova vita sul lago. La sua passione per la pesca, per l’acqua in generale e per questa esperienza d’acqua dolce che gli riportava alla memoria reminiscenze passate, lo fece adattare senza problemi alla vita del borgo. Due amori della sua vita, o forse tre, si trovavano così riuniti in un solo ambiente: la navigazione, con il suo burchiello, che curava e coccolava come una fuoriserie, la pesca con la canna, soprattutto ai boccaloni, i magnifici persici-trota che abbondavano nei canne

Gabriele, Il "marò" ( parte seconda)

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  Il mare è stato il secondo amore ‘’acquatico’’  del coscritto Gabriele Benetti da Adria, arruolato in marina e subito assegnato alla squadra atleti per il calcio, nella Capitaneria di porto di Taranto. I racconti di quel periodo sono forse quelli più affascinanti, anche se ricostruiti per accenni, per brevi aneddoti, per rievocazioni  circoscritte: come quella dello scontro con i contrabbandieri di sigarette, siamo negli anni’60 e questo commercio fioriva fra le coste della Puglia e la Grecia o l’Albania dall’altra parte, la motovedetta della Guardia costiera inseguiva la lancia dei contrabbandieri che, scaricata la merce dall’imbarcazione al largo, si dirigeva verso l’approdo  nella parte della città vecchia; gli occupanti  certo non avevano intenzione di cedere il loro carico e uno di loro, per allontanare questa possibilità, vibrò un colpo con un remo verso gli occupanti del mezzo militare. ‘’ Guarda, ho ancora la cicatrice’’ mi diceva,  e si tastava in mezzo ai capelli verso la n

Gabriele ( parte prima)

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  Gabriele è nato sull’acqua e l’acqua ha sempre avuto una parte importante nella sua vita: l’acqua lenta dei canali e delle lanche del delta del Po, dov’è nato: l’acqua fangosa e tiepida delle risaie del vercellese, dove è cresciuto; l’acqua salata e tempestosa del mare sul quale ha passato due anni della sua vita come marinaio, l’acqua calma e trasparente del lago sul quale abbiamo vissuto insieme per tutta la nostra vita fino ad oggi.  Quando poteva ancora raccontare, lui che di parole non è mai stato troppo prodigo, nei suoi racconti  dava all’acqua un ruolo centrale: prima di tutte, quella dell’alluvione del ’51, quando la piena del Po esondò fino al canal Bianco che fronteggiava la sua casa natale. L’acqua salì fino al tetto della piccola casa colonica nella quale viveva la sua famiglia, mamma Maria , papà Enrico, il Paròn, il nonno Albino, lui con i fratelli di poco maggiori, le sorelle ‘’grandi’’ che erano lontane, a servizio nella città di Milano. Gabriele ricordava con profon